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In occasione del suo cinquantaduesimo compleanno, ripercorriamo insieme i momenti salienti della carriera e le tappe musicalmente più importanti della vita di uno dei DJ e produttori che hanno infiammato di più la scena techno mondiale.

Luke Slater è senza dubbio tra i DJ e produttori techno più prolifici della scena mondiale che ha contribuito alla creazione di una longeva tradizione Techno in terra britannica connotata da forti influenze della scuola di Detroit, in un momento in cui il Regno Unito veniva invaso dai suoni dell’acid house.

Nato a Reading (Inghilterra) il 12 giugno 1968, Luke ha abbracciato da piccolo il mondo della musica grazie all’ascolto della musica sui registratori a nastro del padre e alla pratica della batteria.

L’ingresso ufficiale nel mondo musicale avvenne verso la fine degli anni ’80 del secolo scorso quando, lavorando al negozio di dischi Mi Price a sud di Londra, Luke entra in contatto con con Colin Dale e Alan Sage, due figure leggendarie nell’ambito della musica elettronica nel Regno Unito. Il primo, noto per essere uno dei membri chiave della radio pirata KISS FM e conduttore di “Abstrakt Dance” un radio-show che ha lanciato artisti del calibro di Richie Hawtin, Laurent Garnier, Kevin Saunderson e Carl Craig, per citarne alcuni.

Il rapporto speciale fu quello con Alan Sage, con il quale fondò la Jelly Jam Records a Brighton, punto di ingresso nel mondo della produzione musicale vestendo numerosi moniker. Il debutto avviene nel 1989, sotto il nome di Translucent con “Momentary Vision“, pubblicato su etichetta bianca. La traccia annuncia una nuova direzione per la techno made in UK: sonorità hard funk si mescolano alle basi della techno di Detroit. E non c’è bisogno di sottolineare che l’esperimento riscosse un notevole successo.

Seguirono un paio di anni di silenzio, durante i quali Slater lavorò a diversi progetti sotto i suoi tanti alias. Tutti questi lavori furono accomunati da un nuovo approccio ambient e sperimentale con testi e ritmiche più minimal. In pochi anni diverse etichette videro il nome di Luke e i suoi moniker impressi, da Jelly Jam a Djax-Up-Beats da Irdial a Peacefrog con le quali ha pubblicato rispettivamente una dozzina di singoli inclusi nella trilogia X-Tront e la serie Planetary Funk.

 

Il 1997 è un anno di svolta, durante il quale debutta in forma integrale Planetary Assault System con Peacefrog, lasciando da parte la sperimentazione e abbracciando la strada della techno integrale, dura e pura.

Con l’arrivo del nuovo millennio non finiscono di certo le idee e le produzioni innovative del DJ britannico. Il 2001 è l’anno della serie “Fear and Loathing” pubblicata su React, un DJ-Mix Project, realizzando una compilation caratterizzata di suoni che hanno segnato la sua carriera da DJ e produttore. Introducendo i lavori con l’assolo di un sassofono malconcio col sottofondo di percussioni indemoniati, Luke si muove attraverso i territori minimal e anche tech-house, concludendo il disco con un remix di una delle tracce che hanno segnato la storia della musica elettronica nei primi anni 2000.

Il format di “Fear and Loathing” riscosse un gran favore, al punto che Slater rilascia un secondo volume alla fine del 2004.

Con la creazione dell’etichetta Mote-Evolver nel 2006, ed in particolare dopo aver inciso il 32° volume della serie “Fabric DJ-Mix, Luke riabbraccia definitivamente l’alias di Planetary Assault System, rilasciando ormai gran parte delle sue produzioni sotto questo alias. Nel frattempo Slater, aka Planetary Assault System, entra nella famiglia di Ostgut Ton.

Ripercorrendo i passi più importanti della vita artistica di uno dei DJ e produttori più camaleontici e prolifici della storia della musica techno, nei trenta e passa anni di onorata carriera abbiamo maturato una certezza: dove c’è techno c’è Luke Slater e dove c’è Luke Slater c’è techno.