Intervista al team di FICO GROOVE di Catania

Venerdì 1 agosto 2025, sono da poco passate le 19:00, C’è una bella aria fresca a Catania, inconsueta per essere agosto. Il sole comincia a calare dietro le nostre teste. Tra poche ore, Volantis suonerà al Discus per l’evento firmato FICO GROOVE, un altro capitolo della storia.

Ma prima, si parla, si condivide e si torna indietro nel tempo.

Seduti tra le poltrone in legno bagnate dalla salsedine, con davanti a noi l’incredibile golfo di Catania al tramonto, abbiamo avuto il piacere di incontrare e conversare con Tobia Pennisi (Founder di FICO / Pulp Entertainment), Gaetano Gennuso (Core team di FICO/ Mercati Generali), il resident storico di FICO Andrea Cipria in arte Stereocool, e con Federica Vegnani, parte attiva della nuova fase del collettivo. Volti e voci si intrecciano tra memoria, identità, ostacoli e progettualità e che da anni portano avanti il progetto ambizioso e audace di FICO GROOVE. 

FICO non è un format, né un party nel senso consueto del termine. È un organismo vivo, collettivo, che ha saputo attraversare un decennio con coerenza e visione. E Catania è un territorio che cambia, si trasforma, si complica, ma proprio qui FICO ha resistito diventando punto di riferimento per più di una generazione, ne avevamo palato qui.

Come nasce FICO?

Tobia: Nel 2015, durante la preparazione della stagione estiva, ci siamo ritrovati – come gruppo di realtà che già collaborava su altri eventi – senza un format a cui dedicarci. Da lì è nata l’idea di creare FICO. Inizialmente il nome completo era “FICO Tutti Frutti Groove”, e anche la proposta musicale era molto più ampia: spaziava dall’hip hop al reggae, fino alle sonorità elettroniche. Poi, nel tempo, abbiamo cominciato a restringere il campo, eliminando alcuni generi e specializzandoci sempre di più nella musica elettronica, in particolare nelle sue sfumature house e techno.

Se non ricordo male, il nome “FICO” lo propose Diego. Nasce dal fatto che il fico – il frutto o l’albero – è resistente, cresce ovunque, si adatta. In effetti è una metafora che funziona bene per il nostro percorso.

Com’era la scena musicale di Catania nel 2010? E come si è inserito FICO?

Tobia: La scena era piuttosto vivace. Noi eravamo già inseriti nei meccanismi dei party della città e conoscevamo bene il pubblico. All’epoca c’erano sicuramente meno regole e meno pressione istituzionale, quindi tutto era più fluido. La primissima edizione di FICO fu al Lido Belvedere – che quell’anno si chiamava “Bar H” – gestito da La Chiave.

Quali sono stati i passaggi fondamentali di questi 10 anni?

Tobia: Uno dei passaggi fondamentali è stato intercettare un target ben preciso: quello che non si riconosceva né nei party troppo “pettinati” né in quelli troppo disordinati. Abbiamo creato un equilibrio, una proposta autentica ma accessibile, e questo ha fatto la differenza.
Un altro punto di forza è stato sicuramente il lavoro di squadra: FICO è nato dall’unione di più realtà e idee. Abbiamo sempre trovato il compromesso giusto tra visioni diverse, mantenendo viva la motivazione interna e il coinvolgimento del pubblico. E coinvolgere il pubblico per dieci anni non è una cosa da poco.
Stereocool: In questi anni l’organizzazione è rimasta pressoché inalterata e il parco DJ, il roster, si è solo che ampliato. I passaggi sono questi: è stato un ampliamento di una grande famiglia. È una bella squadra.
Gaetano: I passaggi fondamentali di FICO sono legati alla crescita della serata, soprattutto nella sua prima fase, quando è diventata un appuntamento fisso per chi cercava un’alternativa al caldo cittadino. L’idea era quella di iniziare in maniera chill, con sonorità leggere, per poi accompagnare il pubblico in un crescendo musicale fino all’alba.

Eventi o luoghi che hanno segnato una svolta? (Bar H, Mercati Generali, Lido Jolly…)

Tobia: Dopo il Bar H, sicuramente Lido Jolly è stato fondamentale, è stato casa nostra per tanti anni. Anche il Discus ha rappresentato un altro passaggio importante. Per un periodo siamo stati anche nel primo lido della Playa, oggi si chiama Lua, ma nel tempo ha cambiato moltissimi nomi.

Stereocool: Secondo me è il Jolly, in assoluto.
Perché è il posto che ci ha ospitato più a lungo, il posto che era diventato la nostra casa per un po’. Sicuramente il Jolly è stata la nostra casa per lunghissimo tempo. Ad oggi siamo al Discus, però il punto è stata la sabbia. Non c’è stata una vera svolta, un cambio epocale, perché da quando è partito il mood era già quello: la sabbia, party fino all’alba.
Più di quello non so che cosa vuoi… esci, fai mattina e sei rinato.

Gaetano: Sicuramente il passaggio al Lido Jolly. Ballare in spiaggia, di fronte al mare, con l’alba che illumina gradualmente la console, ha segnato un punto di svolta anche a livello mediatico e di immaginario. Lì FICO ha davvero consolidato la sua identità.

Com’è cambiata la scena artistica nel corso degli anni?

Tobia: Ci siamo specializzati sempre di più nella musica elettronica, spinti sia dalla risposta positiva del nostro pubblico sia dalla nostra maturazione personale come organizzatori. Alcuni di noi sono diventati veri esperti del settore, ed è venuto naturale dare una direzione sempre più precisa.
Negli ultimi anni ci siamo affacciati anche sul panorama nazionale e internazionale, invitando guest italiani e stranieri nelle varie edizioni del party.

Stereocool: In senso musicale è la cosa più grande, perché non abbiamo mai avuto un focus importante sull’estetica — ma non in senso negativo. Perché una volta che sei in spiaggia con le palme, il mare, non c’è un grande allestimento che necessita di essere fatto. Di conseguenza, secondo me, neanche i DJ o chi lavora ha un’ossessione malsana, perché ci sono altri posti per l’estetica e l’apparire.
Fico è sempre stato un party di sostanza da quel punto di vista, quindi molta musica e poca moda.

Gaetano: La scena è cambiata rimanendo fedele a sé stessa. Non ci siamo mai fatti trascinare dai trend del momento. Abbiamo mantenuto coerenza nella proposta, sapendo quando spingere su sonorità più veloci o rallentare, mantenendo un equilibrio che accompagna tutta la serata, dalle 23 alle 6.

Andrea, sei residente di Fico. Come descriveresti la linea musicale di Fico?

Stereocool: Fico è partito nel 2016, dopo un lungo periodo in cui l’EDM stile Tomorrowland era ovunque — che per carità, non è meno valida — però era quella la scena dominante.
Fico nasce un po’ in contrasto, come un’alternativa, portando un sound che proprio in quegli anni stava tornando su: la house.
Però chiamarlo solo un party house era troppo poco. Il concept all’inizio era Tutti i frutti groove, proprio per dire che c’era varietà, che non ci chiudevamo in una sola direzione.
Oggi, oltre alla house e alle sue sfumature, ci spingiamo anche verso certe cose più hard techno. Sempre partendo dagli stessi elementi, ma aprendo anche a un pubblico diverso, più ampio, che si sta avvicinando anche a quei suoni — senza mai snaturare la nostra linea.

Quali criteri guidano la scelta di guest e resident?

Stereocool: Sicuramente musicali in primis, artistici. Catania è una città molto viva, molto competitiva anche dal punto di vista musicale, e quindi effettuare una scelta che crei una coerenza a livello musicale è importante. Perché comunque una persona che viene si sente accolta in un luogo dove, oltre a sapere quello che si aspetta, sa che si aspetta una serata curata, dove viene anche preso per mano e portato attraverso la musica.

Con chi ti è piaciuto di più condividere il palco?

Stereocool: Ho avuto il piacere di condividere il palco anche con DJ Boring, che è davvero incredibile: strambo, fuori di testa, ha tutto quello che ti aspetti da un personaggio così.
Ci sono stati altri ospiti importanti, certo, ma ti dirò… le serate più belle restano quelle con le persone che conosci. Quando c’è confidenza, diventa quasi una festa tra amici: ci alterniamo alla console senza nemmeno pensarci troppo, uno mette un disco, poi l’altro… e non sembra nemmeno di stare lavorando.
Posso citare Dario Aiello, con cui ho condiviso tante cose, ma anche i Disco Hill, Fabio Scap, Orazio Magrì e Davide Furnari — i due miei soci— e poi Fulvio Romano, che ora organizza, ma le prime volte era spesso in console e ci metteva del suo.
Insomma, siamo davvero in tanti. Non riesco nemmeno a ricordarli tutti, ma ognuno ha lasciato qualcosa.

C’è una firma o un’atmosfera che distingue un party Fico dagli altri?

Stereocool: Questa è una domanda molto bella. Consideriamo che a Catania ci sono tanti posti belli e belle atmosfere di cui godere, sia di natura che di cose. Se devo pensare a una cosa che distingue Fico rispetto ad altri è la totalità dell’alba. L’alba è nostra e non c’è party Fico senza festa che dura fino all’alba. Fantastica. Esperienza fantastica.

Gaetano: La location in riva al mare è sicuramente un elemento distintivo. Puoi goderti la parte strutturata del club, ma anche semplicemente sederti sulla sabbia e lasciartii accompagnare dalla musica fino all’alba. Inoltre, abbiamo sempre proposto musica nuova, coerente con lo spirito del party.

Gaetano, quando hai scoperto FICO, cosa ti ha colpito?

Gaetano:In quegli anni Catania era orfana di certi party del passato, come quelli al Barbara Beach. FICO ha colmato quel vuoto, diventando subito un appuntamento imperdibile. Era un punto fermo per chi durante la settimana lavorava, ma nel weekend cercava un’esperienza diversa, più autentica.

Com’è cambiato il pubblico in questi dieci anni?

Gaetano: Ovviamente il pubblico è cambiato. Non possiamo aspettarci che le stesse persone di dieci anni fa siano ancora tutte presenti oggi. Ma il bello è proprio che FICO è rimasto sempre moderno, capace di rinnovarsi pur mantenendo la propria identità.

Essere un team, quanto ha contato in questi dieci anni di FICO?

Tobia : Essere un team è fondamentale. Quando si vince o si perde, farlo insieme rende tutto più vero, più sostenibile. Vincere da soli non ha lo stesso sapore. Certo, lavorare in gruppo porta con sé dinamiche più lente e complesse: non sempre si trova subito un’idea comune e si va spesso per maggioranza, senza unanimità. Ma proprio questa dimensione collettiva, e il fatto che oltre al lavoro condividiamo passioni e momenti di vita, ha reso possibile durare così a lungo.

Gaetano Gennuso: Mi collego a quanto ha detto Tobia. La forza del team sta anche nella capacità di reggere le difficoltà, di organizzarsi e programmare con continuità. Una squadra ti dà slancio ma anche solidità: pianificare, gestire, produrre un party d’estate sotto 40 gradi richiede una macchina ben rodata, e il team è la base di tutto.

E invece, che ruolo hanno avuto Pulp Entertainment e Mercati Generali in questi anni per FICO?

Tobia: Pulp è stato uno dei fondatori del party. All’inizio era un progetto ancora embrionale, non strutturato come oggi. Siamo stati bravi ad accettare compromessi, a costruire un consiglio produttivo e creativo che ancora oggi porta avanti il format.

Gaetano: La fusione tra il team di Mercati e quello di Pulp ha creato un mix fortissimo. Due approcci – uno più teorico, uno più pratico – che insieme hanno portato equilibrio, efficacia e una visione comune. È un’alchimia che si percepisce anche dentro il party.

Quanto pesa il legame col territorio? Quanto conta essere in Sicilia, a Catania?

Tobia: Conta tantissimo. Le location qui ci danno un enorme vantaggio. Catania è una città notturna, viva, festosa per natura. Questo ci ha aiutati, ma ci sono anche tanti ostacoli. Le istituzioni non sempre comprendono il valore di ciò che facciamo: c’è ancora pregiudizio verso il clubbing, visto come “non lavoro”, quando in realtà è una macchina produttiva, culturale, artistica.
Ci sono problemi pratici: gli spostamenti sono difficili, i trasporti notturni inesistenti, i voli costosi. Tutto questo pesa sia per chi vuole venire, sia per chi vuole partire da qui per far crescere il format fuori.

Gaetano: FICO è cresciuto insieme a Catania. Il turismo è aumentato, ma non è ancora tutto accessibile. Il paradosso è che abbiamo una potenzialità enorme, ma non possiamo sfruttarla pienamente. Se FICO riesce a emozionare noi che qui ci viviamo da sempre, immagina cosa potrebbe rappresentare per un turista. Partecipare a FICO significa vivere la città, anche culturalmente.

Tobia (aggiunge): Quando organizziamo eventi in certe location – come Stazione Mare, dove siamo oggi per l’intervista – capisci che il contesto vale da solo il prezzo del biglietto. Lavorare in luoghi così poetici è uno dei regali più belli di questo mestiere. E ringraziamo Lido Scogliera d’Armisi e Stazione Mare per l’ospitalità.

Quali orizzonti immaginate per FICO?

Tobia: Abbiamo tantissime idee che non siamo ancora riusciti a mettere in pratica. Il nostro obiettivo è crescere, allargarci, ma i limiti logistici sono reali. Ci piacerebbe che il clubbing venisse riconosciuto per ciò che è: un comparto culturale, sociale, produttivo. È svago, ma anche lavoro. E rinunciare a questo significa togliere qualcosa di importante a tante persone.

Gaetano: Sogno un FICO che diventi riferimento nazionale e perché no, anche internazionale. Un party che valorizzi artisti della scena elettronica, un punto d’approdo per chi ama la musica e il clubbing. Un posto in cui almeno una volta, ti viene voglia di andare.

Stereocool: Qui Fico avrà sempre una casa, ne sono abbastanza sicuro. È diventato quasi una ragion d’essere — per la città, per i luoghi, per tutto un insieme di cose. Anche come sfogo artistico, perché alla fine le feste sono proprio questo: un’espressione, uno sfogo creativo per chi le vive, chi le suona e chi le balla.
Certo, potrei immaginarlo anche altrove, magari in giro per la Sicilia, ma servirebbe un posto con la stessa magia, lo stesso spirito.
Collaborazioni? Assolutamente sì.
Penso che ci sia tanto da esplorare, magari anche aprendo a nuove sfumature di ciò che già facciamo, magari creando format con più sale, più palchi… eventi più grandi, insomma.
Oppure portare tutta la crew Fico all’interno di un festival importante, quello sarebbe davvero bellissimo.

Un ricordo assurdo, comico o indimenticabile che vi portate dietro?

Tobia:
Non si può dire. (ride)

Gaetano:
È illegale. (ridono)

Avete mai pensato di mollare? E cosa invece vi ha fatto restare?


Tobia: Le tentazioni di mollare ci sono state, inutile negarlo. Ti trovi a fare i conti con mille ostacoli: ti impongono limiti dell’orario, non ti forniscono gli strumenti adatti, la burocrazia ti soffoca, le tasse sono disumane. A un certo punto ti chiedi se davvero può essere considerato un lavoro, perché sembra che non vogliano che lo sia. E allora pensi: forse devo fare altro.
Gaetano: Dopo aver superato anche il Covid, quel pensiero è rimasto lì, latente. Ma ogni volta che si è affacciato, è sempre arrivato qualcosa a spingerci avanti: il pubblico, gli amici, la community. Quelle parole che ti fanno dire “no, non è il momento”. E poi siamo a dieci anni di party: è una medaglia che portiamo con orgoglio.

Programmi futuri? Spoiler, sorprese, messaggi liberi?

Tobia: Settembre è sempre stato il nostro mese simbolo. Ma prima ci aspetta un agosto infuocato. FICO ospiterà l’after show del Ricci Weekender, e ci saranno diverse serate importanti.
Gaetano: Esatto, siamo nel cuore della stagione. Stasera ci sarà Volantis, poi mercoledì e venerdì prossimo ospiteremo Ciauro. Saltiamo solo il 15 agosto, ma torniamo subito dopo con le date del 22 e 29 agosto, dove avremo anche Younger Than Me. E poi, come accennato, il 7 settembre ci sarà la collaborazione con Ricci Weekender, un festival che si svolge tra Catania. L’after show sarà in nostra compagnia, e sarà una serata memorabile.


(Entra Federica Vegnani, parte del team FICO)

Se dovessi descrivere FICO con una sola parola?

Tobia: Groove.

Stereocool : l’alba. Fico è l’alba, l’alba è Fico.

Federica: Direi festa. Perché è davvero una grande festa, che attraversa la notte, le stagioni, gli anni.

Gaetano: Beh, ragazzi, FICO


Tutti: Ci vediamo lì. Grazie!

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