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My Zone presenta Davix Project, che lavora e vive a Zurigo ma che proviene dalle montagne fuori Roma.

Conversando con l’artista si nota subito la genuinità, la passione e la grande energia che Davix Project, al secolo Valerio Raponi, mette nel suo lavoro.

Una delle parole che ripete più spesso è ‘costanza’, qualità che gli ha permesso, in questi anni, di portare avanti il suo sogno, senza desistere, fino al raggiungimento di traguardi che lo hanno finalmente fatto emergere nel panorama della musica elettronica. Perché Valerio l’ha fatta la gavetta, da promoter a producer, girando locali, vedendo gente, studiando, creando etichette, fino ad arrivare dall’altra parte dell’oceano Atlantico, tra Nord e Sud America, in Russia, Indonesia, Ucraina e oltre: un deejay cosmopolita.

Supportato poi, tra gli altri, da Leandro da Silva e la sua Black Lizard, i suoi singoli hanno ottenuto migliaia di streams e raggiunto ottime posizioni nelle classifiche dei vari aggregatori e delle varie piattaforme come Songstats e Spotify. Ad esempio la sua traccia “Caribe ha ottenuto la prima posizione nella Top100 Techno di iTunes Belgio e la seconda posizione nel corrispettivo indonesiano. Ultimamente è stato anche inserito nella Top200 Techno del 2021 su Traxsource con il brano ‘Moon‘ uscito per la californiana Fresh Farm Music.

Ciao Valerio, è un piacere averti qui su Parkett in MyZone. Iniziamo l’intervista nel più classico dei modi: raccontaci un po’ le tue origini musicali. Cosa ti ha spinto a intraprendere la carriera da DJ e quali sono stati o sono i tuoi riferimenti?

La mia carriera da deejay inizia nel 2003 per il piacere di sperimentare, un hobby che negli anni è diventato un lavoro; all’inizio era la curiosità nel mixare le tracce musicali che ascoltavo nei club e discoteche dove facevo il promoter. Nel 2007 per migliorare la mia tecnica di mixaggio ho frequentato la Deejay School di Goody Music a Roma e nel 2008 sempre presso la stessa struttura ho frequentato il corso di produzione musicale, da lì è partito tutto in modo più professionale.

Il mio background musicale  si colloca tra Techno, Minimal-Tech, Melodic House & Techno e Tech-House, molto vicino al sound nord europeo. Vivendo in Svizzera e sviluppando questo progetto in maniera radicale dal 2016 sono stato molto influenzato dal sound underground tedesco.

Infatti sappiamo che da qualche tempo ormai vivi e lavori in Svizzera, come mai questa scelta di vita? E com’è a tuo avviso la scena elettronica d’oltralpe?

Da più di 8 anni vivo in Svizzera nel Canton Zurigo per una questione sentimentale, il lavoro qui non è stato mai un problema. Anche nel periodo del COVID, dove abbiamo subito dei danni economici con la chiusura dei club e discoteche, comunque sono riuscito a trovare la quadra quasi sempre. Possedendo una piccola agenzia di comunicazione e con varie attività extra non ho mai avuto enormi problemi economici. Quello che più manca è la stabilità del settore e spero che nel 2022 ci sia una svolta.

Nella tua bio si può leggere che hai iniziato nel 2008 ma i maggiori risultati sono arrivati più tardi verso il 2016. Come è stato e come hai vissuto il processo?

Partendo dal fatto che è necessario fare la gavetta in questo settore, perché ormai con tutti i nuovi supporti di riproduzione musicale  il lavoro del deejay è reso più facile durate la performance. La cosa che più serve ad un DJ è arricchire il proprio catalogo da proporre al pubblico e la continuità nell’esibirsi.

Dal 2008 al 2016 ho sviluppato più la parte legata all’altro progetto parallelo che ho, come Valerio Music, e quello che ha portato alla fondazione della Lupin Lab, che è la mia società editoriale e di comunicazione, con la quale curo le attività del catalogo e gli artisti della Stoned Stork Records e della FUJIKO Records. Per il progetto Davix Project ho cercato, invece, di andare a trovare un sound che più mi appartiene nel segmento underground, avendo molti riscontri positivi.

La tua proposta, il linea con il tuo background, è chiaramente house tendente alla techno, diciamo quindi tech-house. Come è nata la collaborazione e il supporto di Leandro Da Silva e la sua Black Lizard Records?

Leandro Da Silva non serve presentarlo, si presenta da solo e la storia lo precede. Collaborare con lui e con la sua etichetta è stato veramente un estremo piacere. Attualmente “Wet, la traccia che ho stampato con Black Lizard, è ha quasi 50000 streams su Spotify. Nel 2020 con la Pink Lizard Records, sempre di Leandro, ho stampato altre 2 tracce musicali “Desert” e “Caribe” con buoni risultati su Traxsource e iTunes oltre a molti support su 1001tracklists.

Progetti in cantiere?

Si, il 27 Dicembre esce il mio nuovo singolo “Back” rilasciata dalla Stoned Stork Records su tutti i music digital stores.

Per il prossimo anno c’è già un grande progetto in cantiere e anche molto ambizioso, fa parte del percorso musicale che voglio intraprendere. La cosa che manda avanti questo progetto è la ricerca minuziosa e costante di un nuovo suono. Possiamo definire Davix Project come “The dark side of Valerio Music” (con ‘dark’ inteso come underground, specifica l’artista, ndr).

Un’ultima domanda sulla parte tecnica: ci puoi svelare quale set di strumentazioni hai in studio per le tue produzioni?

Il mio work-flow e pipeline inizia con Ableton e finisce con Logic. Con Ableton lavoro sui campioni e con Logic eseguo la parte editing. Il sound design del mix e master delle mie produzioni sono eseguite da studi esterni che attraverso le mie direttive finalizzano le produzioni musicali.

Davix Project

Grazie Valerio.