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Ricci Weekender, sinergia tra elementi naturali, musica, arte e storia su un’isola che balla baciata dal sole.

Ricci Weekender è l’immaginario di una prospettiva mentale superiore alla natura fisica di cui siamo capaci; una sorta di ballata in un mondo interiore appena percettibile; un viaggio composto e decomposto in un turbinio di frequenze sovrapposte, opposte e contrapposte. Un movimento frenetico, vorticoso e sinuoso, avvolgente e appassionato, veloce e lento.

Michael Pollan descriveva la liberazione corporea come l’alterazione lucidissima della mente introdotta nella leggerezza della sua più soffocata essenza; un sorprendente accordo tra letteratura e marcature culturali, niente affatto imprescindibili e apparentemente deleterie.

Seguendo queste venature tra fisicità umana e impulsività animale, proviamo ad abbandonarci a sotterranee percezioni. Spalanchiamo gli occhi e aguzziamo la vista. Rubiamo alla luna crescente di fine estate le sue particolari capacità ipnotiche e torniamo sulla terra per addentrarci in un viaggio mediterraneo ed extrasensoriale. Respiriamo la sicilianità nei luoghi e negli spazi, sciogliamo e moltiplichiamo il tempo. Ci apriamo agli altri, assaporiamo i suoni, i profumi, i caotici silenzi, e sperimentiamo l’esperienza e ci abbandoniamo ad una lettura immaginifica e indiscutibilmente attrattiva.

Bathik a Palazzo Biscari Credit Photo Giacomo De Caro

Ricci Weekender: giochi acustici in mezzo ad una natura variegata ed affascinante

Rispettando gli elementi di una natura dal fascino variegato, guerriera e signora, il racconto del suggestivo “boutique festival di tre giorni” si colloca nelle location più belle di una città del Sud, Catania, che la storia ha vestito di multietnicità, attraversata come è stata da Greci e dai Romani, dagli Arabi, dai Normanni e dagli Spagnoli.

Dimore straordinarie che rendono ancora più seducente l’acustica di un suono che danza nelle stanze lussureggianti del palazzo. Il mare è lì in fondo, e noi, ai piedi di un vulcano supremo, ondeggiamo tra le scale adornate di arabeschi che dirigono alla sala dominata da nuvole pittoriche che sovrastano antichi pavimenti, tappeti di un passato carico di bellezza. Palazzo Biscari domina Catania, la regge, tra prospettive, linee opulente e demarcazioni ridondanti, congiungendo il popolo all’arte e l’arte al popolo.

Ci accomodiamo ed entriamo immediatamente nel vivo di una realtà che ci trasporterà in un coacervo di culture miscelate a saperi storici e ricerche creative. Scandiamo un tempo e lo immergiamo in un ritmo che, tra corti e balconate, ci regala movenze etniche e lente.

Maria Chiara Argirò diviene complice di un’atmosfera sospesa, protagonista di una scenografia che srotola un tappeto rosso lunghissimo; la sua musica ci educa all’osservazione e ad un ascolto totalizzante, puro. L’artista romana, residente nella capitale d’oltre Manica, da isola ad isola, corrisponde e asseconda gli elementi di cui è circondata. La sua, una lineare complessità che estirpa al jazz il lato più elettronico, all’elettronico il volto più ambient. Le sue sonorità sono sicurezze accertate che emanano diverse abilità senza mai confinarle o limitarle.

Maria Chiara Argirò Live a Palazzo Biscari Credit Photo Giacomo De Caro

Fermiamoci, anzi no, continuiamo! Un passaggio dal fuori al dentro; ancheggiamo nelle sale da ballo, apriamo le danze, lanciamoci sulla console rovente come il sole di una raggiante Catania. Le distanze si sono assottigliate. Marco Buscema ci guida, fondendo il caldo al di sotto dell’Equatore, latineggiando tra il funk, il jazz e la cumbia, alzando notevolmente le temperature e alternandosi alle atmosfere partenopee di Napoli Segreta.

“La notte è piccola per noi”, il Palazzo trema e scava in ritmiche coinvolgenti, combinando le tipicità autoctone con nuove conoscenze che ci porteranno verso la riva con la stessa spinta di un flusso lavico, svanendo come piccoli granelli di sabbia che sotto una luna piena rivolgono un saluto sfocato alle prime ombre fioche di un mattino che strizza l’occhio e dà il buongiorno ad un’ estate che si sta consumando.

Marco Buscema Live a Palazo Biscari Credit Photo Giacomo De Caro

Ricci Weekender: visione culturale artistica multiforme ed inclusiva

Il Ricci Weekender oltrepassa la realtà; riesce a traslocare da un luogo fisico ad uno status mentale. Il Festival, un progetto a tre teste, Gilles Peterson, Ed Wilson e i Mercati generali, strappa i vestiti barocchi e stringe nuovi rapporti tra le mura del Castello Ursino, costruito da Federico II di Svevia nel XIII secolo, oggi sede del Museo civico della città.  Il Castello, progettato per ricoprire una funzione strategica difensiva nella Catania medievale è simbolo di congiunzioni sociali e fa da cornice, con la sua remota contemporaneità, ad un’ acustica che apre la storia al futuro.

È la volta di Rbsn, Alessandro Besani e del suo progetto realizzato con uno stile che riprende le linee del New Wave, nella sperimentazione di un nuovo esasperato psichedelico e nelle lentezze di un lontanissimo, quanto accennato post-punk. Ritmi seducenti che alternano gli alti e i bassi di una stimolante nostalgia. Un cavallo di razza che antepone la bellezza e la seduzione ai tecnicismi sapientemente studiati rimandando ad un suono dalle connotazioni sentimentali.

Ricci Weekender è un’ orchestra a più fiati e dimensioni, metaforicamente contenuta nelle geometrie avanguardistiche di un creativo ricercato che si genera creando una varietà artistica poliforme e articolata.

Ricci Weekender: Incontro e diversità

I Mercati generali, lavorano sotto il sole cocente della calda Sicilia e ospitano, in chiave tridimensionale, un pubblico ricercato viziandolo con la buona cucina e nutrendolo con significati etici, culturali ed artistici.

Il nostro sabato continua tra pale di fichi d’india e sonorità europee. Antal, residente della più estrema clubbing culture a metà strada tra Amsterdam, Berlino e Londra e con un curriculum che rovista in una ricca libreria di vinili, si antepone, magistralmente, a Rebecca Vasmant. Il progetto dell’artista britannica punta a riportare la purezza spirituale ad un digitale poco invasivo e invadente, svestendo il suono da artificiosi giochi di consolle, riportandolo ad un’ essenza primaria. Si tratta di arricciamenti creativi che incalzano con eleganza lo spirito primitivo del Festival.

Rebecca Vasmant ai Mercati Generali Credit Photo Giacomo De Caro

Il racconto si dipana, volgendo alla conclusione, in un labirinto botanico, Radice Pura, per respirare gli aromi, le fragranze, i sapori di un’isola baciata eternamente dal sole.

Gilles Peterson cambia prospettiva.

Ci ha osservati e sa perfettamente come accenderci per vivere la straordinaria esperienza dell’ultima serata. Adotta con ortodossia una tecnica eccellente tipica di chi questo mestiere lo fa da anni e sa come far girare noi e i piatti. Le vere libellule sono proprio lì davanti, Gilles Peterson si alterna a quell’inglesissimo di Mr. Scruff.

Gilles Peterson a Radice Pura Credit Photo Emiliano Zingale

Nel cuore mediterraneo, si sta machando un duo che ha creato tunnel musicali vorticosi. I giganti, non si risparmiano, concedendo un ultimo ed intonato ancheggiamento, per colmarlo con le dolcezze di una terra aspra e selvaggia.

Pollan giocava tra conscio e inconscio, confondendo il tempo, intrattenendolo in giochi mentali ed intrappolandolo nelle sue stesse alterazioni. Il racconto si sdoppia e raddoppia, ed il nostro congiunge l’immaginazione ad una realtà materializzata durante un weekend settembrino qualsiasi nella Catania etnea di una meravigliosa Sicilia.

Arrivederci Ricci Weekender!

Muva Of Earth a Radicepura Credit Photo Emiliano Zingale

Giulia Massara