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Un anno fa ci lasciava Claudio Coccoluto, colonna portante della scena club italiana nel mondo. La sua espressione artistica ha segnato intere generazioni, nel corso degli ultimi quarant’anni.

Eclettico, ma semplice e concreto nella sua unicità. Artista a tutto tondo. Punto di riferimento per tantissimi djs, addetti al settore ed appassionati della scena club. Claudio Coccoluto ha lasciato un vuoto incolmabile in chiunque abbia avuto modo di conoscerlo personalmente o ammirarlo tramite la sua musica.

Si è battuto caparbiamente in molteplici occasioni per difendere i diritti del proprio settore. Basti pensare all’impegno come fondatore del progetto Club Festival Commission nato in piena pandemia. Un’associazione creata per far sì che lo Stato riconoscesse djs ed imprenditori del clubbing italiano come “persone autorevoli e credibili che svolgono il loro lavoro con correttezza e scrupolo”. Insomma, Claudio si è davvero speso al massimo per tutti. Distinguendosi sempre per la sua solita attenzione ai rapporti umani, oltre che alla propria carriera. Mettere il rispetto del prossimo allo stesso livello del rispetto per i propri dischi non è una caratteristica comune al giorno d’oggi. Questo contribuisce a renderlo davvero inimitabile!

Abbiamo pensato di commemorare la sua immensità artistica, tramite i preziosi ricordi del figlio Gianmaria Coccoluto.

Ciao Gianmaria, benvenuto su Parkett! Ci piacerebbe che tu condividessi con tutti noi uno o più dischi a cui Claudio era particolarmente legato o che possano, in qualche modo, rappresentarlo:

Ciao ragazzi! Questa è davvero una bella domanda. La quantità di dischi preferiti di mio padre era molto, molto vasta. Non era un dj a cui piaceva dire “ho questo disco preferito” oppure “questo è il mio cavallo di battaglia”. In quarant’anni di carriera, è riuscito ad accumulare una serie incalcolabile di brani a cui teneva molto. Di fatto, era proprio questa una delle sue caratteristiche principali: rendere i suoi dischi preferiti, dischi preferiti delle persone che lo ascoltavano. Volendo ricordare una delle hit che hanno reso riconoscibile il suo stile, vi direi sicuramente il re-edit di “I Am A Man” di DJ Harvey, uscito su Noid Recordings oppure alcuni brani di Romanthony. Ma.. sarebbe davvero riduttivo stringere la lista ad una serie di dischi.

DJ Harvey – I Am A Man

Possiamo immaginare, la sua collezione musicale era enorme..

Esatto. Una collezione “emotiva” enorme! A mio papà non piaceva generalizzare la musica, né tantomeno catalogarla in generi ben precisi. Aveva una visione così ampia e fluida dell’arte, che non gli permetteva di delinearla facilmente.

Ma.. a parte i dischi che suonava spesso.. ci saranno una serie di brani che ti portano alla mente lui quando li ascolti, no?

Certamente. “I Am A Man” di cui vi parlavo prima è proprio uno di questi. Poi… ce ne sarebbero degli altri miei personali che… per questioni emotive… preferisco tenere “protetti” e segreti, per renderli sempre più una cosa intima tra me e lui.

Claudio e Gianmaria

Invece, riguardo le sue produzioni.. ce ne sarebbe una che, secondo te, possa rispecchiare a pieno il suo concetto musicale?

Allora.. anche di questo potremmo parlarne tantissimo. Sempre per la sua visione molto vasta, di cui vi parlavo. Quello che sicuramente amavamo molto entrambi è stato l’album Back to Lo-Tech che pubblicarono lui e Savino Martinez, sotto l’alias di “The Dub Duo”. Un album che cristallizzava un po’ il mondo di mio padre come producer e di THE DUB che era appunto la sua casa discografica, dove cercava di estrapolare un suono pienamente legato alle radici house, rielaborandolo con un’ispirazione “dub”.

In riferimento alla scena club emergente.. in diversi contesti Claudio ha parlato della sua visione dei giovani dj-producer, di ciò che per lui era l’underground ed il mainstream, della crescita nel tempo della nostra amata nightlife. Parliamo un po’ anche del lato umano di questo grande artista che è stato e continuerà ad essere tuo papà..

Mio padre era molto legato alla formazione dei giovani talenti e delle persone che esprimessero qualcosa di nuovo. I suoi progetti negli ultimi anni erano sempre più incentrati sul posizionamento degli artisti che stavano nascendo. Dedicava molto del suo tempo a questo.

Durante tutta la sua carriera è sempre stato molto disponibile con tutti.. artisti, persone che volevano confrontarsi o chiunque avesse bisogno del suo aiuto. Fortunatamente, molti dei suoi consigli possono essere ripresi tramite i suoi canali social, le sue interviste e varie citazioni.

Ciò a cui teneva molto era la centralità della musica, vista come fonte di amore e passione.. non solo come fonte di guadagno economico. La sua carriera può dimostrarlo! Una carriera nata dalla necessità di condividere la musica con gli altri. La voglia di esprimere ciò che aveva dentro era più forte di tutto il resto! Rendere tutto questo un lavoro vero e proprio è stata solo una conseguenza.. è stato come dire “io metto la musica” poi il resto viene dopo.

Gianmaria, grazie davvero. I tuoi ricordi sono preziosi per tutti noi.

Concludiamo questa speciale intervista con una frase molto particolare, venuta fuori proprio alla fine della nostra conversazione con Gianmaria. “Lode a Claudio Coccoluto! Un uomo che un giorno, in una città piccola come la sua Gaeta.. contro tutti i limiti e le difficoltà del suo tempo.. ha deciso di fare della sua passione, un lavoro vero”.

Una mission a cui dovrebbero aspirare tutti gli artisti dei giorni nostri. Al di là dei numeri sui social network. Che il grande C.O.C.C.O.  sia da esempio. Spazio alla musica!