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strettart parkettNEWS di Roberto Acquafredda

A Milano due giovani writers sono stati condannati a 6 mesi e 20 giorni per associazione a delinquere. Alice Pasquini, un’altra street artist rischia 1 anno di reclusione a Bologna. Ma il sindaco di Roma la convoca per decorare le sale del Comune.Tu passi, lungo il muro. Sei solo con i tuoi pensieri, musica nelle orecchie e sguardo basso, fisso su una strada grigia. Ma la coda dell’occhio registra qualcosa.

Ti amo Mara”. “Anna & Matteo per sempre”. “Forza lupi”. Tag, tag, tag. Messaggi regalati a un pubblico indifferente da persone indifferenti. In fondo che importa. È un muro, no? Deve solo reggere l’edificio.

Alice Pasquini direbbe che “hanno dato un’arma a dei deficienti”. Alice (in arte Alicé) è una street artist.  Una delle più importanti in Italia, viste le sue collaborazioni (Nike, Range Rover).

E ancora passi. Ancora il muro.  Anche stavolta la coda dell’occhio registra qualcosa: un mondo di colori che ti devi fermare a guardare.

Uno sprazzo di vita in un oceano di grigiore. Forme e campiture cromatiche si integrano con tubi, alberi e cemento, regalano un senso nuovo a strutture nate senza il battesimo della fantasia.

Però attento. Quella è un’opera criminale. A Bologna Alicé è sotto processo: rischia un anno di carcere e 1000 euro di multa. E a Milano due writer sono stati accusati di associazione a delinquere. Si. Lo ripeto: associazione a delinquere. In Italia sono in bella compagnia tra truffatori, corrotti e criminali vari.

Colpevoli, dicono, di danneggiare il decoro urbano. È vero. La polvere e il cemento, non c’è che dire, decorano a festa le nostre città. La street art non è cosa italiana. Forse non lo è più neanche l’arte tout court.

Ma l’Italia è schizofrenica. Alicé a Bologna rischia molto eppure a Roma il sindaco Marino l’ha chiamata per decorare gli uffici dei rapporti con il pubblico del Comune.

 Alicé dice che nelle mani di un artista lo spray è uno strumento. Uno strumento per restituire umanità ad un mondo che l’ha persa, per riappropriarsi di uno spazio urbano sempre più alieno. Non un’arma. I writers non combattono alcuna guerra. L’Italia si.

Ma tu lascia stare i costi di questa guerra. Lascia stare i processi inutili (ne abbiamo pochi in fondo, no?). Pensa che quello è un crimine e vai oltre. Continua a passare lungo il muro. Segui la macchia grigia del marciapiede.

Però prima fermati a guardare ciò che per poco tempo ha dato un senso all’ambiente che ti circonda. Nella precarietà della sua esistenza, fermati a guardare. Guarda quei volti così simili al tuo: stanno lì per restituire l’umanità che il mondo ha perso. Guardali ancora. Poi accarezzali e vai via. E sentiti un po’ più criminale anche tu.

Roberto Acquafredda