SAGA Festival si è tenuto lo scorso weekend, dal 23 al 25 giugno, nella suggestiva location dell’aeroporto dismesso di Romaero a Bucarest radunando oltre 165000 visitatori.
SAGA Festival è giunto quest’anno alla sua terza edizione. Pensare che in soli tre anni il festival rumeno abbia raggiunto una così grande popolarità e degli standard di produzione così alti sembra incredibile. La costruzione di un evento di tali dimensioni necessita tempo per riuscire ad affermarsi in un mercato europeo così saturo di eventi di tale portata.
Eppure SAGA, che vede al timone della sua produzione il colosso olandese ALDA, società che ha prodotto show del calibro di ASOT e Secret Project Festival, è riuscito nella difficile impresa di costruire una propria identità e riconoscibilità.
In primo luogo la location è decisamente insolita e fortemente connessa alla storia dell’evento. Il festival si svolge infatti nell’aeroporto dismesso di Romaero, a pochi chilometri dal centro di Bucarest, in un ambiente in cui vecchi aerei e magazzini dismessi diventano non solo cornice dell’evento ma tema su cui progettare e sviluppare il branding del festival.
Il Rave Plane, uno degli stage che ha ospitato alcuni tra i dj set più inaspettati ed interessanti dello scorso weekend, è ad esempio un vecchio aereo ricoperto da graffiti all’esterno. Un incontro tra la storia del luogo e la sua nuova vocazione. Anche lo Spark Stage ha una scenografia con un aereo alle sue spalle, in grado di immergere il pubblico ancora una volta dentro un’atmosfera inedita.

Il Mainstage, che invece è stato collocato in piena d’atterraggio, ha raccontato in maniera perfetta la pluralità di visioni di SAGA: artisti internazionali della scena hip hop (sicuramente meno rappresentata a causa dei due grandi forfait di Lil Nas X e Wiz Khalifa), performer come la svedese Loreen, dj set di musica elettronica eccentrici ed irriverenti come quelli di Skrillex e Fisher, ed un grande coraggio nel dare spazio alla scena rumena. Il Festival ha preferito infatti per le prime ore della sera puntare su artisti rumeni che ci hanno rivelato non poche sorprese. Dentro eventi sempre più globalizzati, soprattutto a grandi livelli, portare sullo stage una rappresentanza locale merita assolutamente una menzione d’onore.
Il venerdì si è aperto con le sonorità techno del dj spagnolo Hector Oaks, seguito da una Paula Temple pronta a portare sulla consolle del Techno Heat la sua concezione di techno più profonda ed intima. Un set che ha colpito per la capacità di abbattere le barriere tra club e festival, rimanendo sicuramente memorabile e ricevendo un’accoglienza molto positiva dal pubblico.
Ma il venerdì è stato senz’altro segnato dalle tre ore di dj set di Skrillex, decisamente in uno stato di grazia.
L’artista americano, fresco della liaison artistica con Fred Again.. e Fourtet, è riuscito a portare dentro questo set di tre ore (per coprire l’assenza di Lil Nas X) il suo universo al completo, giocando in maniera spontanea tra le sue radici dubstep, la sua nuova vocazione techno oriented e richiami grime e breakbeat. Eclettismo musicale che ha tenuto incollati per tre ore buona parte dei visitatori ed è riuscito a regalare un momento assolutamente memorabile nella storia di SAGA Festival.
Nello stage Spark decisamente meno interessante il dj set degli Adriatique, forse non abbastanza coraggiosi nei confronti del pubblico rumeno a spingere sul loro sound puramente melodic. Nella ricerca del compromesso di un set che strizzasse gli occhi alla pista, rispettando la vocazione decisamente più tech house dello Spark, hanno probabilmente perso di vista la folla regalando una performance decisamente da dimenticare.
999999999 regalano due ore ad alto tasso energetico, seguiti da una Nina Kravitz che fa Nina Kravitz progettando una chiusura del festival dai toni più scuri rispetto alle sue ultime performance e produzioni più spensierate.
Per quanto riguarda la giornata di sabato, figlia di alcuni problemi tra cui la chiusura dell’Heat Stage che ha rappresentato l’unico errore significativo per l’inaccessibilità totale per un tempo decisamente ed ingiustificatamente prolungato, il protagonista è stato il dj olandese Mau P.
Fresco della collaborazione con Kevin De Vries su “Metro” il giovane talento con il record di streaming per la sua “Drugs From Amsterdam” è arrivato direttamente da Ibiza con un dj set in cui è emersa la sua vocazione tech house e in egual modo il suo forte spirito esplorativo. La sua musica è in continua evoluzione rappresentando al momento un nome da tenere assolutamente d’occhio.

Chiude il sabato Hot Since 82, con un set equilibrato in cui è emersa la sua bravura nel costruire coerentemente il filo del dj set e la chiusura dell’Heat Stage affidata a Paco Osuna.
L’ultima giornata ha visto il festival confrontarsi con un’altra grande assenza ossia quella di Wiz Khalifa, che è stato sostituito da un dj set di Fisher pronto a rimanere un giorno in più a far ballare il pubblico rumeno. Tra grandi hit e il suo solito piglio da re della festa, con un dj set facile ma funzionale il performer più che dj australiano ha trascinato il pubblico nella sua colorata concezione musicale.
All’Heat Stage la domenica si è tinta invece di sonorità più melodic con i dj set di Kevin De Vries e Tale of Us, che senza l’apparato visual hanno puntato su sonorità più dark e profonde costruendo un dj set che non è affatto dispiaciuto. A chiudere l’evento un Adam Beyer in versione meno Drumcode possibile che ci ha regalato due ore veramente da ricordare ed I Hate Models, scheggia impazzita che ha chiuso alle sei del mattino i tre giorni di party.
Assenza di file, prezzi veramente modesto rispetto allo standard qualitativo generale, installazioni artistiche futuristiche hanno contribuito a rendere l’esperienza SAGA godibile, al di sopra delle aspettative del snobismo occidentale.